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Premessa

 

 

Un lavoro tanto ambizioso da fregiarsi del titolo di Poesia in Piemonte e Valle D’Aosta deve preliminarmente fare i conti con una quantità di rilievi che, a posteriori, potranno essere mossi dai lettori futuri, quelli a cui il libro si rivolge con intento dichiaramente documentario. In primis, una domanda ineludibile: perché comporre l’antologia, e quali sono state le linee guida? Saltando a piè pari ogni riflessione teorica sul fare poesia in questo contesto socio-culturale, è comunque importante fare il punto su ciò che i poeti stanno facendo nonostante tutto, come diceva il piemontese Angelo Maria Ripellino; è necessario vagliare e raccogliere una produzione imponente per mole e quantità in un progetto che assicuri quella visibilità qualificata e duratura che un’antologia permette grazie al suo potere di contestualizzazione e ad un’autorevolezza che nasce da un progetto chiaro, coraggioso e originale.

Secondo punto: i criteri di inclusione. Siamo perfettamente consci che già nella consapevolezza critica attuale alcuni percorsi si distinguano per qualità ed importanza: questo vale non soltanto per i “grandi vecchi”, ma anche per voci più giovani, o persino molto giovani che hanno ottenuto o stanno ottenendo consensi probanti; si voleva tuttavia dare uno spaccato ampio dell’attività poetica, che da un lato desse l’idea di percorsi attestati ormai da cinque decenni e dall’altro desse conto del gran numero di ottimi poeti, della diffusione capillare della loro attività e della varietà di esiti che, è bene sottolinearlo da subito, non permette alcuna forzatura critica che volesse individuare pretese “Linee piemontesi” o peggio caratteri di “piemontesità”. Cinquanta nomi ci erano parsi un carotaggio convincente, anche se, con il procedere del lavoro, il progetto originario è cresciuto lievemente; e anche questo, sia detto, è indice dell’attenzione e della curiosità non preconcette del metodo di lavoro, della ricchezza succitata e anche della difficoltà a far circolare e apprezzare nel breve termine anche la poesia migliore – il che conferma quanto detto sull’intrinseca “utilità” di un siffatto lavoro.

Terzo punto, metodologico: sulla scorta dei riscontri ottenuti da un’idea propugnata con convinzione dall’Almanacco Punto della Poesia italiana (pubblicato sempre da puntoacapo), ci è sembrato interessante partire da un’auto-antologia, cioè dai testi che i singoli poeti avvertono come centrali per la comprensione del proprio percorso, su cui nel caso intervenire criticamente per dare un’idea comunque precisa delle singole voci; qualche Autore ha viceversa lasciato la scelta alla Redazione, o ha proposto solo testi inediti: crediamo che anche questo preservi e persino rafforzi l’idea originaria dell’antologia.

L’impostazione stessa del lavoro ha cercato di non appesantire l’impianto del volume, offrendo ad esempio note bio-bibliografiche sobrie per quanto curate, e un Apparato critico in appendice che punta semplicemente a fornire i primi spunti di riflessione.

 

Il tutto, va da sé, vorrebbe stimolare la lettura delle voci qui campionate, e magari ulteriori approfondimenti di quella Poesia in Piemonte e Valle D’Aosta che emerge come una delle maggiori ricchezze culturali del territorio.

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